Museo Civico della Ceramica di Nove - Spazio Contemporaneo
Dove il Demone Riposa.
C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. Walter Benjamin, Angelus Novus.
Venerdì 6 settembre 2024 inaugurerà negli spazi rinnovati del Museo di Nove “Dove il Demone Riposa”, la prima mostra personale di Francesco Ardini a Nove. Ardini, nato a Padova nel 1986, ha trovato in Nove un fertile terreno dove coltivare la sua passione per l’arte. Si definisce un artista intimamente legato alla ceramica, pur non essendo un ceramista tradizionale. Autodidatta e curioso, da oltre 13 anni si immerge nel territorio novese, intrecciando con profondo rispetto le sottili linee del tempo con le antiche maestranze locali.
“La mia ricerca abbraccia l’idea che gran parte della realtà sia caotica piuttosto che lineare, sconvolgendo la staticità degli elementi dell’ambiente domestico contemporaneo. Viviamo in una società in cui tutto è diventato precario,” afferma Ardini. Da anni, il suo lavoro mette in primo piano il recupero piuttosto che la creazione di nuovi manufatti. “La storia legata a oggetti e manufatti è un’entità fisica percepibile. Come tutta la materia, può essere plasmata e trasformata.”
Nella serie “Manufatti Fossili”, gli stampi vengono recuperati e trasformati in tesori ritrovati di un’epoca concettualmente distante ma cronologicamente vicina. I negativi di piatti e figure di diverse epoche riemergono come fossili, testimoniando un sapere che sta per essere dimenticato. La natura stessa del territorio si fonde nel linguaggio contemplativo dell’artista. In “In Semina”, la terra di scarto delle produzioni locali si trasforma in un paesaggio immersivo che evoca la natura agricola del territorio. In “Vasca_Brenta”, Ardini esplora il rapporto con il fiume Brenta, elemento chiave della sua ricerca. Il fiume rappresenta per lui una connessione profonda con il territorio e la natura circostante, nonché la linfa vitale dell’arte del luogo. Il Brenta, presenza costante nel suo lavoro, diventa una figura mitica, una metafora naturale del tempo che scorre. In un’opera inedita, Ardini descrive un ritorno primitivo dell’argilla che, contrariamente a quanto ci si aspetta, torna a essere terra sotto il silenzioso sguardo dei sassi del Brenta, levigati dal passare del tempo.
Dopo aver esplorato la terra e l’acqua, Ardini ci porta nel cielo con l’opera inedita “Stelline”. L’opera recupera i piccoli treppiedi bianchi in porcellana utilizzati nelle cotture novesi, trasformandoli in stelle che poggiano sui coppi di Cotto Possagno. Una maschera osserva il paesaggio: queste maschere, un topos della produzione dell’artista, rappresentano l’ignoto e il lato oscuro della creatività, ambito in cui ciascuno di noi può sentirsi protagonista o osservato.
Il passare del tempo, la storia che sedimenta, la memoria che fissa il tempo in un’operazione che genera il passato stesso, come nella lettura che Benjamin fa del quadro di Klee. Per Ardini, tutto il territorio diventa un luogo di gioco e riposo, in un tempo lungo e dilatato che attraversa ogni cosa fino a diventare polvere.
Testo: Alessandro Bertoncello
BIO
Francesco Ardini è nato a Padova, Italia, nel 1986. Vive e lavora tra Padova e Nove, Italia. Nel 2011 si laurea in architettura, indirizzo architettura del paesaggio, presso l’università Iuav di Venezia. Si interessa alla ceramica
durante gli studi universitari. Artista ceramista autodidatta, ha sviluppato tecniche potenti lavorando sulle qualità scultoree del materiale, al fine di ottenere un senso di bellezza precaria nelle sue sculture e installazioni. Il
passare del tempo, l’impronta della tradizione, il dialogo con gli artigiani e la tensione che lega insieme queste parti sono diventati il fulcro del suo lavoro.
Negli ultimi anni si è avvicinato alla sperimentazione con altri materiali di scarto industriale mettendo la sostenibilità al centro dei suoi lavori.
si ringraziano Ceramiche Crestani, Ceramiche Zanolli, Cotto Possagno, Bernardi Stampi, Cibas Impasti, Bottega Gatti.